lunedì 28 febbraio 2011

And the Oscar goes to...

Ieri, si è svolta la fatidica premiazione degli Oscar 2011. Per la prima volta, sono d'accordo con le premiazioni fatte. Anche se a dirla proprio tutta tifavo principalmente per una persona sola. Precisamente, un attore. Inglese. Che parla benissimo italiano. Che se lo merita tutto e anche di più. Mr. Colin Firth.



Di seguito la lista dei vincitori. E voi siete d'accordo?

1. Best Picture: "The King's Speech."
2. Actor: Colin Firth, "The King's Speech."
3. Actress: Natalie Portman, "Black Swan."
4. Supporting Actor: Christian Bale, "The Fighter."
5. Supporting Actress: Melissa Leo, "The Fighter."
6. Directing: Tom Hooper, "The King's Speech."
7. Foreign Language Film: "In a Better World," Denmark.
8. Adapted Screenplay: Aaron Sorkin, "The Social Network."
9. Original Screenplay: David Seidler, "The King's Speech."
10. Animated Feature Film: "Toy Story 3."
11. Art Direction: "Alice in Wonderland."
12. Cinematography: "Inception."
13. Sound Mixing: "Inception."
14. Sound Editing: "Inception."
15. Original Score: "The Social Network," Trent Reznor and Atticus Ross.
16. Original Song: "We Belong Together" from "Toy Story 3," Randy Newman.
17. Costume Design: "Alice in Wonderland."
18. Documentary Feature: "Inside Job."
19. Documentary (short subject): "Strangers No More."
20. Film Editing: "The Social Network."
21. Makeup: "The Wolfman."
22. Animated Short Film: "The Lost Thing."
23. Live Action Short Film: "God of Love."
24. Visual Effects: "Inception."

venerdì 25 febbraio 2011

Il dardo e la rosa di Jacqueline Carey

Terre d'Ange: un regno fondato dagli angeli e popolato da individui in cui la bellezza mirabile si accompagna a un'incondizionata libertà fisica e mentale. Un unico precetto guida infatti le Tredici Case che lo dominano: Ama a tuo piacimento.
Abbandonata dalla madre in tenera età e destinata quindi a servire in una delle Case, Phèdre è nata con una piccola macchia scarlatta nell'occhio sinistro. Per molti, un difetto irrimediabile. Per altri, un segno rarissimo e sconvolgente: il Dardo di Kushiel, il marchio che contraddistingue le anguisette, coloro che possono mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrizione. Un marchio che non sfugge al nobile Anafiel Delaunay, che paga il prezzo di servaggio per la giovanissima Phèdre e poi la accoglie presso di sè. Ma Delaunay non intende semplicemente farla diventare una cortigiana perfetta, un ambito oggetto del desiderio per gli uomini e le donne di Terre d'Ange. Vuole soprattutto che lei impari a osservare, ricordare e riflettere, che si trasformi cioè in un'abilissima spia, in grado di rivelargli i segreti sussurrati nell'intimità. Perchè il regno è inquieto, agitato da complotti e intrighi che affondano le loro radici in un passato lontano, che Delaunay conosce fin troppo bene, e i pericoli si nascondono dietro apparenze insospettabili. Confidando unicamente sul coraggio e sulla determinazione, Phèdre sarà dunque costretta a trovare il suo posto in un universo dove tutti - amici e traditori - indossano la stessa maschera e parlano in modo suadente, dove un singolo gesto o una semplice parola possono fare la differenza tra la vita e la morte. E non avrà che una sola possibilità per difendere ciò che ha di più caro.

"Quando l'amore mi ha scacciato, è stata la crudeltà ad avere compassione di me."

martedì 22 febbraio 2011

Chiamami ancora amore



Non posso fare altro che rendere omaggio a questa canzone, che mi ha letteralmente stregato. Una poesia in musica, tremendamente attuale e dolorosamente bellissima.

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare

per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero

per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo

chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore

perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo

chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore

che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo

chiamami ancora amore

lunedì 21 febbraio 2011

Il cigno nero

Nina è una ballerina del New York City Ballet che sogna il ruolo della vita e un amore che spezzi l'incantesimo di un'adolescenza mai finita. Incalzata da una madre frustrata, si sottopone a un allenamento estenuante sotto lo sguardo esigente di Thomas Leroy. Coreografo appassionato e deciso a farne una fulgida stella, Leroy le assegna la parte della protagonista nella sua versione rinnovata del “Lago dei cigni”. Sul palcoscenico Nina sarà Odette, principessa trasformata in cigno dal sortilegio del mago Rothbard, da cui potrà scioglierla soltanto il giuramento di un eterno amore. Eterea e piena di grazia Nina incarna alla perfezione il candore del cigno bianco e con difficoltà il suo doppio nero e tenebroso, che in una superba variazione ingannerà il suo principe e la voterà al suicidio. La ricerca ossessiva del suo lato oscuro e della consapevolezza della propria sessualità la condurranno verso una tempesta emozionale e all'incontro con Lily, insidiosa rivale in nero. Dietro le quinte Nina si strugge e si predispone a ‘doppiare' il suo cigno bianco.
La conoscete tutti la storia: il cigno bianco che perde il suo amore e si abbandona alla morte considerandola l'unica soluzione per ottenere la sua libertà. Questo è il mondo in cui entriamo sin dall'inizio della visione di "Black Swan", con Cassel che spiega alle sue ballerine ciò che andranno a rappresentare. "To be continued": possiamo interpretare la fine di "The Wrestler in questo modo. Infatti è proprio cosi che comincia "Black Swan", riaccendendo quelle luci che si sono spente nel finale del precedente film di Aronofsky. Questa volta sul "ring" c' è Nina (Natalie Portman), alle prese con il casting per un ruolo da protagonista nella rappresentazione de "Il lago dei cigni". Il coreografo Cassel decide di rivoluzionare lo show scegliendo una sola ballerina che possa sdoppiare la propria personalità raffigurando il bene e il male, ovvero il cigno bianco e quello nero. Ma la nostra Nina incarna alla perfezione solo la figura angelica, ciò nonostante le verrà assegnata la parte e da qui comincerà il viaggio verso lo smascheramento del suo lato oscuro. Nina vive con sua madre ed è lei ad aprirci gli occhi sul perché la protagonista indossa sempre un coprispalle, che le serve per coprire delle ferite che lei stessa si infligge. Ancora "il corpo", quindi, chiamato in causa da Aronofsky. Un altro tentativo da parte del regista che cerca in questo caso di completare ciò che aveva iniziato con "The Wrestler" cercando la perfezione. Egli sceglie infatti il parallelismo tra la storia del cigno e quella della vita di Nina. Quest'ultima, ossessionata dalla perfezione, trova difficoltà a liberarsi da quella maschera che porta da troppo tempo ormai e si abbandona alle tentazioni che troverà sul suo cammino. Cambiamenti dunque, come quello che avviene tra la ormai "finita" Winona Ryder e la nuova stella nascente Natalie Portman che diviene quindi la nuova "piccola principessa" di Cassel. L'uomo seduce Nina e cerca di far uscire fuori il suo cigno nero, finendo poi per farsi desiderare dalla ragazza. Se Odette cerca la libertà, Nina cerca la perfezione, cosi come la cerca il nostro Aronofsky regalandoci un finale tra i più belli di tutti i tempi. "Black Swan" è cinema, immersione in un mondo immaginario che si ibrida col reale e che riesce a farci evadere dalla realtà per catapultarci nel pensiero di un autore che definirei semplicemente perfetto.

sabato 19 febbraio 2011

Amore & altri rimedi

Jamie Randall è un giovane uomo abile con le donne e con le parole. Seduttore implacabile e disoccupato, dopo aver conosciuto troppo a fondo la moglie del suo datore di lavoro, Jamie ricomincia dal farmaceutico e diventa informatore scientifico per la Pfizer. Spedito nell'angolo nordorientale degli Stati Uniti a ‘spacciare' antidepressivi, a doppiare il Prozac e a sbaragliare la concorrenza, Mr. Randall blandisce medici e seduce segretarie, rivelandosi in poco tempo, tanta azione e grande fascino il venditore numero uno. Sognando ad occhi aperti di lasciare l'Ohio per volare con una promozione a Chicago, Jamie inciampa in Maggie, artista bohémien affetta dal morbo di Parkinson al primo stadio. Ingordi di sesso ma refrattari ai sentimenti e alle relazioni stabili Jamie e Maggie diventano amanti appassionati. Innamorati loro malgrado proveranno a resistersi e a resistere alla tentazione di amarsi.
La legge eterna della commedia sentimentale, maturata negli anni Trenta, stabilisce che la distanza e il (sacro) mistero dei corpi sono lo spazio che il desiderio deve percorrere. Nondimeno qualcosa è cambiato nel corso del tempo e se alcune romantic comedy hollywoodiane insistono a frequentare il passato reiterando la norma del sesso che procede mascherato e per allusioni, Edward Zwick diserta con disinvoltura le regole del genere. Con i tempi della commedia e dentro una commedia che commedia non è, non del tutto almeno, il regista americano consuma i suoi protagonisti in amplessi impetuosi, ritrovando tra le lenzuola ogni segreto del cuore. E proprio il cuore è scommessa e posta di Amori & altri rimedi. L'energia erotica necessaria a sostenere l'inesausta performance sessuale la incarnano Jake Gyllenhaal e Anne Hathaway, già coppia (in)felice dentro l'idillio pastorale di Ang Lee ( I Segreti di Brokeback Mountain). Sopravvissuti a un matrimonio andato a male all'ombra di una montagna, i due attori si danno appuntamento in Ohio portandosi dietro e dentro la commedia i segni di un trascorso melodrammatico. I loro corpi e il loro aderire gioioso e sensuale asciugano le tracce del lirismo svenevole di Zwick, interpretando due anime diversamente infelici, smarrite nella malinconia e nel desiderio di amarsi nonostante una malattia degenerativa.
Colpevole troppe volte di un cinema confezionato immagine per immagine pensando al plauso dello spettatore o al conseguimento di un premio, di film immediatamente comprensibili che contengono già nell'atto di produzione quello di interpretazione, Zwick osa questa volta sfumature, varianti e impliciti, trovando momenti di ispirata (e insperata) delicatezza. Combinando il registro romance con la commedia, Amori & altri rimedi esibisce sentimento e divertissement nell'America ‘impotente' degli anni Novanta che correggeva l'esasperato puritanesimo, sperimentava in laboratorio gli orgasmi e avviava la corsa al Viagra. Gli anni in cui i boomers sfioriti si scoprivano incapaci di ‘amare' e la Pfizer riduceva in pillole (blu) il sogno americano.

martedì 15 febbraio 2011

Valentine on Mars



Questo è il mio auto-regalo per S.Valentino. Un viaggio di sola andata, anzi, un viaggio di 30 secondi verso Marte.

domenica 13 febbraio 2011

Burlesque

Ali Rose ha pochi soldi e una grande ambizione: lasciare la provincia americana per vivere il sogno americano. Approdata a Los Angeles trova impiego e accoglienza nel teatro di varietà gestito dalla ruvida ma generosa Tess, cantante e creatrice dei numeri di danza che ogni sera infiammano il palcoscenico del Burlesque Lounge. Arruolata come cameriera, Ali sogna di calcare il palco, di indossare piume e paillettes e magari innamorare Jack, un barista dal cuore d’oro e il volto amabile che scrive canzoni mai pronte. Il licenziamento di Nikki, la prima ballerina sempre biliosa e sempre ubriaca, e la gravidanza inaspettata di un’altra dancer le permetteranno di conquistarsi la scena e di rivelare la sua sorprendente voce. Il trionfo è annunciato e il successo immediato. Il talento di Ali basterà da solo a riscattare il locale di Tess da debiti, ex mariti e imprenditori avidi e a coronare sogni e sentimenti.
Bella, bionda e perfettamente acconciata fin dalla prima inquadratura, che la sorprende cameriera di origini umili in un polveroso pub della provincia, la Ali di Christina Aguilera in poco meno di un’ora raggiungerà l’obiettivo della “chorus line”. A colpi di voce, perline, ammiccamenti e sfumature erotiche Burlesque suggella da copione e da genere il successo sentimentale e artistico della protagonista, ostacolata dall’indigenza ma favorita dalla determinazione, dalla volontà e dall’immancabile principe di turno. Ambientato nella città degli angeli e all’ombra delle colline hollywoodiane, il musical di Steven Antin è una favola lineare che viaggia sulle piste battute dal genere e in cui trionfano immancabilmente i buoni sentimenti.
Se Tony Manero viveva in funzione del sabato sera e aveva occhi soltanto per Stephanie, Ali Rose vive per infilare parrucche platinate e note altissime e ha occhi a cuore per un aspirante compositore, che impiegherà centoquindici minuti per dichiararsi nudo dietro una scatola di biscotti. Diversamente dalla Jennifer Beals di Flashdance, Christina Aguilera canta e balla veramente (e seriamente) senza risparmiare sulla voce e senza risparmiarsi nelle esecuzioni decisamente efficaci. Dopo essersi “scaldata” con la cover di “Lady Marmalade” nel backstage di Moulin Rouge, la cantautrice americana guadagna schermo, palcoscenico e spot. Dentro quel fascio di luce circolare si consuma allora la felice parabola del suo personaggio, una ragazza esuberante e di vaporosa ingenuità a cui non difetta però la percezione lucida di quel che le accade intorno. Burlesque non è certo il bagliore in grado di scuotere il genere, conquistando magari al musical un’identità più moderna e più colta, ma è pur vero che il palcoscenico del Burlesque Lounge mette in scena esibizioni di apprezzabile intensità. Il sorriso aperto e la personalità sfrontata della Aguilera si confrontano con la grazia della signora Cher, la cui composta eleganza e la “plastica” figura non mancano di incantare (ancora) gli avventori del Sunset Strip di L.A..
Il divertito contrappunto tra le due pop(olari) star conquisterà la platea di una città luminosa e frenetica, permettendo di superare i problemi personali. Ballare (e cantare) diventa ancora una volta sublimazione del caos, del disordine e del fallimento in un vorticare di paillettes, strass, geometrie e narcisismi.

sabato 5 febbraio 2011

Il discorso del Re

Duca di York e secondogenito di re Giorgio V, Bertie è afflitto dall'infanzia da una grave forma di balbuzie che gli aliena la considerazione del padre, il favore della corte e l'affetto del popolo inglese. Figlio di un padre anaffettivo e padre affettuoso di Elisabetta (futura Elisabetta II) e Margaret, Bertie è costretto suo malgrado a parlare in pubblico e dentro i microfoni della radio, medium di successo degli anni Trenta. Sostituito il corpo con la viva voce, il Duca di York deve rieducare la balbuzie, buttare fuori le parole e trovare una voce. Lo soccorrono la devozione di Lady Lyon, sua premurosa consorte, e le tecniche poco convenzionali di Lionel Logue, logopedista di origine australiana. Tra spasmi, rilassamenti muscolari, tempi di uscita e articolazioni più o meno perfette, Bertie scalzerà il fratello “regneggiante”, salirà al trono col nome di Giorgio VI e troverà la corretta fonazione dentro il suo discorso più bello. Quello che ispirerà la sua nazione guidandola contro la Germania nazista.
Opera incredibilmente intelligente e toccante, Il discorso del re, fa ridere, commuove e coinvolge lo spettatore con incredibile maestria. Tratto da una storia vera e si vede, non ha mai una nota falsa o manierata, ma è sempre concreto, diretto, sincero. Il merito è certamente dell'incredibile ensemble di attori e della perfetta regia dell'ottimo Tom Hooper. Colin Firth si riconferma uno degli attori migliori in circolazione (dopo la struggente interpretazione di George Falconer in 'A single man' di Tom Ford), calandosi con meticolosa perfezione nel personaggio del balbuziente e tormentato Giorgio VI, re controvoglia, Geoffrey Rush lo accompagna con una delle sue migliori interpretazioni e insieme creano una coppia perfetta, affiatata, viva e sincera, con una una chimica e un affiatamento tali da lasciare impressionati. in questo film la recitazione è innegabilmente di prim'ordine, con un cast in stato di grazia: oltre ai due protagonisti, che possono dirsi sul serio all'apice della loro carriera recitativa, vanno annoverati Helena Bonham Carter, che nel ruolo di Elisabetta moglie di Giorgio, brilla per determinazione, fierezza e amore per il marito, Michel Gambon, nell'intimadatorio e solenne ruolo di Giorgio V, Guy Pearce, fratello maggiore di Giorgio che abdica dal trono per amore di una popolana di Baltimora pluridivorziata, Timothy Spall, perfetto Winston Churchill, grezzo, deciso e mai diviso dal suo fedele sigaro e tutta un'altra serie di attori come Derek Jacobi e Jennifer Ehele che, anche se in ruoli minori, non sfigurano in questo cast d'indiscutibile qualita'artistica. Tom Hooper dal canto suo dirige la compagnia di attori con lodevole maestria, catturando ogni singolo dettaglio ed emozione costruendo personaggi e relazioni interpersonali a 360 gradi, umane, forti, sfaccettate, reali. Il regista ha anche la capacità di usare la perfetta scenografia in modo da ricreare un ambiente realistico e naturale, perfettamente adatto e credibile, e allo stesso tempo quasi espressionista, deformato, claustrofobico, a sottolineare la pressione incombente sul povero regnante. Possiamo infatti dire che proprio i mari di folla e i microfoni, soprattutto i microfoni, sono i veri antagonisti, grigi, paurosi e onnipresenti, tormento di Giorgio VI e nemico che dovrà affrontare e che alla fine vincerà.
Un film di rara bellezza e sentimento, che passa con maestria dal dramma alla commedia senza mai dimenticare di stare riportando fatti reali, un film storico senza le pesantezze retoriche e manieristiche dei kolossal di genere, una perla di leggerezza e umanità che coinvolge lo spettatore e lo fa uscire dalla sala con la piacevole sensazione di aver passato due gradevolissime ore ad ascoltare un'interessante storia (storica) narrata da un amico.