domenica 30 maggio 2010

Sex and the City 2 - Carrie on...

Carrie Bradshaw si è sposata, ha tradito la moda per l’arredamento, ha escluso l’idea di un figlio in totale accordo con Big, ha pubblicato un libro, eppure non è felice: nella sua vita non c’è più lo “scintillio” di una volta. Charlotte, che di tutto fece per avere un bambino, ora ne ha due, bellissime, opportunamente viziate e inaspettatamente faticose. Miranda è un bravo avvocato ma è una donna e il suo capo uomo si permette di zittirla, mandandola su tutte le furie. Samantha è in menopausa e per questo schiava di creme costosissime e ormoni in pillole.
Meno "City", questa volta. Ma "sex" ce n'è eccome. Perchè la sorpresa di "Sex and the City 2" è che Carrie, Charlotte e Miranda scoprono che metter su famiglia non è la realizzazione di tutti i loro sogni (Samantha invece lo sapeva già). Insomma, in questo nuovo capitolo le amiche sono di nuovo in cerca di divertimento E lo trovano (nel caso di Carrie è la vecchia fiamma Aidan) ad Abu Dhabi, a cui in realtà hanno fatto da controfigura Marrakech e dintorni con le stesse dune che fecero da sfondo nel '62 a "Lawrence D'Arabia". La differenza rispetto al film con Peter O'Toole è che Carrie va anche sul cammello con tacchi alti e abiti Dior, Hermès e Chanel... come fosse a Manhattan, solo vestita più leggera. A proposito di New York, la "quinta protagonista" c'è ancora, con qualche scorcio nuovo rispetto al passato: per l'ufficio di Samantha è stato usato il ristorante Two Times Square, la festa dopo la prima del film di Smith (sì, c'è anche il bellissimo Jason Lewis) è ambientata all'Empire Hotel, il regalo per l'unico matrimonio del film, quello tra i due amici gay delle protagoniste, viene acquistato negli usclusivi magazzini Bergdorf&Goodman. Tra le guest star ci sono Liza Minnelli che canta "Single Ladies" di Beyncé, Miley Cyrus che incrocia brevemente Samantha e Penélope Cruz che... fa girare la testa a Big. E dà altro pepe alla storia.

lunedì 24 maggio 2010

La cattedrale del mare Di Ildefonso Falcones

Barcellona, XIV secolo. Nel cuore dell’umile quartiere della Ribera gli occhi curiosi del piccolo Arnau sono catturati dalle maestose mura di una grande chiesa in costruzione. Un incontro decisivo, poiché la storia di Santa Maria del Mar sarà il cardine delle tormentate vicende della sua esistenza. Figlio di un servo fuggiasco, nella capitale catalana Arnau trova rifugio e quella sospirata libertà che a tutt’oggi incarna lo spirito di Barcellona, all’epoca in pieno fermento: i vecchi istituti feudali sono in ascesa, sempre più influenti nel determinare le sorti della città, impegnata in aspre battaglie per il controllo dei mari. Intanto l’azione dell’Inquisitore minaccia la non facile convivenza fra cristiani, musulmani ed ebrei… Personaggio di inusuale tempra ed umanità, Arnau non esita a dedicarsi con entusiasmo al grande progetto della “cattedrale del popolo”. E all’ombra di quelle torri gotiche dovrà lottare contro fame, ingiustizie e tradimenti, barriere religiose, guerre, peste, commerci ignobili e indomabili passioni, ma soprattutto per un amore che i pregiudizi del tempo vorrebbero condannare alla brume del sogno.
Un’opera in cui avventura e sentimento si uniscono al romanzo di una città, protagonista anch’essa di una straordinaria vicenda corale, restituita nella drammaticità dei suoi momenti cruciali come nella sua vivacissima quotidianità, in un’ambientazione capace di ricreare, con limpidezza superiore alla penna di uno storico, luci e ombre di un Medioevo di ineguagliabile fascino.

domenica 23 maggio 2010

Michael Bublè live @Verona

Birds flying high
You know how I feel
Sun in the sky
You know how I feel
Breeze driftin' on by
You know how I feel
It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me
And I'm feeling good


She's got a fine sense of humor when I'm feeling low down
And when I come to her when the sun goes down
Takes away my trouble, takes away my grief
Takes away my heartache in the night like a thief
Give me love, gimme, gimme, gimme, gimme, gimme crazy love.




And in this crazy life, and through these crazy times
It's you, it's you, you make me sing.
You're every line, you're every word, you're everything.


What do you think
I would give at this moment
If you just stay I'd subtract twenty years from my life
I'd fall down on my knees,
I kiss the ground that you walk on
If I could just hold you again



Oh I know that the music's fine
Like sparklin' wine,go and have your fun
Laugh and sing,but while we're apart
Don't give your heart to anyone
But don't forget who's takin' you home
And in whose arms you're gonna be
So darlin' save the last dance for me




It will all be all right

I’ll be home tonight

I’m coming back home

venerdì 21 maggio 2010

Vecchi miti

Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione.

Mi sembra che gli uomini non si rendano assolutamente conto della potenza dell'Eros. Se se ne rendessero conto, certamente avrebbero elevato templi e altari a questo dio, e dei più magnifici, e gli offrirebbero i più splendidi sacrifici. Non sarebbe affatto come è oggi, quando nessuno di questi omaggi gli viene reso. E invece niente sarebbe più importante, perché è il dio più amico degli uomini: viene in loro soccorso, porta rimedio ai mali la cui guarigione è forse per gli uomini la più grande felicità. Dunque cercherò di mostrarvi la sua potenza, e voi fate altrettanto con gli altri. Ma innanzitutto bisogna che conosciate la natura della specie umana e quali prove essa ha dovuto attraversare. Nei tempi andati, infatti, la nostra natura non era quella che è oggi, ma molto differente. Allora c'erano tra gli uomini tre generi, e non due come adesso, il maschio e la femmina. Ne esisteva un terzo, che aveva entrambi i caratteri degli altri. Il nome si è conservato sino a noi, ma il genere, quello è scomparso. Era l'ermafrodito, un essere che per la forma e il nome aveva caratteristiche sia del maschio che della femmina. Oggi non ci sono più persone di questo genere. Quanto al nome, ha tra noi un significato poco onorevole. Questi ermafroditi erano molto compatti a vedersi, e il dorso e i fianchi formavano un insieme molto arrotondato. Avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell'unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare. Si muovevano camminando in posizione eretta, come noi, nel senso che volevano. E quando si mettevano a correre, facevano un po' come gli acrobati che gettano in aria le gambe e fan le capriole: avendo otto arti su cui far leva, avanzavano rapidamente facendo la ruota. La ragione per cui c'erano tre generi è questa, che il maschio aveva la sua origine dal Sole, la femmina dalla Terra e il genere che aveva i caratteri d'entrambi dalla Luna, visto che la Luna ha i caratteri sia del Sole che della Terra. La loro forma e il loro modo di muoversi era circolare, proprio perché somigliavano ai loro genitori. Per questo finivano con l'essere terribilmente forti e vigorosi e il loro orgoglio era immenso. Così attaccarono gli dèi e quel che narra Omero di Efialte e di Oto, riguarda gli uomini di quei tempi: tentarono di dar la scalata al cielo, per combattere gli dèi. Allora Zeus e gli altri dèi si domandarono quale partito prendere. Erano infatti in grave imbarazzo: non potevano certo ucciderli tutti e distruggerne la specie con i fulmini come avevano fatto con i Giganti, perché questo avrebbe significato perdere completamente gli onori e le offerte che venivano loro dagli uomini; ma neppure potevano tollerare oltre la loro arroganza. Dopo aver laboriosamente riflettuto, Zeus ebbe un'idea. "lo credo - disse - che abbiamo un mezzo per far sì che la specie umana sopravviva e allo stesso tempo che rinunci alla propria arroganza: dobbiamo renderli più deboli. Adesso - disse - io taglierò ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarà più debole. Ne avremo anche un altro vantaggio, che il loro numero sarà più grande. Essi si muoveranno dritti su due gambe, ma se si mostreranno ancora arroganti e non vorranno stare tranquilli, ebbene io li taglierò ancora in due, in modo che andranno su una gamba sola, come nel gioco degli otri." Detto questo, si mise a tagliare gli uomini in due, come si tagliano le sorbe per conservarle, o come si taglia un uovo con un filo. Quando ne aveva tagliato uno, chiedeva ad Apollo di voltargli il viso e la metà del collo dalla parte del taglio, in modo che gli uomini, avendo sempre sotto gli occhi la ferita che avevano dovuto subire, fossero più tranquilli, e gli chiedeva anche di guarire il resto. Apollo voltava allora il viso e, raccogliendo d'ogni parte la pelle verso quello che oggi chiamiamo ventre, come si fa con i cordoni delle borse, faceva un nodo al centro del ventre non lasciando che un'apertura - quella che adesso chiamiamo ombelico. Quanto alle pieghe che si formavano, il dio modellava con esattezza il petto con uno strumento simile a quello che usano i sellai per spianare le grinze del cuoio. Lasciava però qualche piega, soprattutto nella regione del ventre e dell'ombelico, come ricordo della punizione subìta. Quando dunque gli uomini primitivi furono così tagliati in due, ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all'altra. Si abbracciavano, si stringevano l'un l'altra, desiderando null'altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d'inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l'altra. E quando una delle due metà moriva, e l'altra sopravviveva, quest'ultima ne cercava un'altra e le si stringeva addosso - sia che incontrasse l'altra metà di genere femminile, cioè quella che noi oggi chiamiamo una donna, sia che ne incontrasse una di genere maschile. E così la specie si stava estinguendo. Ma Zeus, mosso da pietà, ricorse a un nuovo espediente. Spostò sul davanti gli organi della generazione. Fino ad allora infatti gli uomini li avevano sulla parte esterna, e generavano e si riproducevano non unendosi tra loro, ma con la terra, come le cicale. Zeus trasportò dunque questi organi nel posto in cui noi li vediamo, sul davanti, e fece in modo che gli uomini potessero generare accoppiandosi tra loro, l'uomo con la donna. Il suo scopo era il seguente: nel formare la coppia, se un uomo avesse incontrato una donna, essi avrebbero avuto un bambino e la specie si sarebbe così riprodotta; ma se un maschio avesse incontrato un maschio, essi avrebbero raggiunto presto la sazietà nel loro rapporto, si sarebbero calmati e sarebbero tornati alle loro occupazioni, provvedendo così ai bisogni della loro esistenza. E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. Stando così le cose, tutti quei maschi che derivano da quel composto dei sessi che abbiamo chiamato ermafrodito si innamorano delle donne, e tra loro ci sono la maggior parte degli adulteri; nello stesso modo, le donne che si innamorano dei maschi e le adultere provengono da questa specie; ma le donne che derivano dall'essere completo di sesso femminile, ebbene queste non si interessano affatto dei maschi: la loro inclinazione le porta piuttosto verso le altre donne ed è da questa specie che derivano le lesbiche. I maschi, infine, che provengono da un uomo di sesso soltanto maschile cercano i maschi. Sin da giovani, poiché sono una frazione del maschio primitivo, si innamorano degli uomini e prendono piacere a stare con loro, tra le loro braccia. Si tratta dei migliori tra i bambini e i ragazzi, perché per natura sono più virili. Alcuni dicono, certo, che sono degli spudorati, ma è falso. Non si tratta infatti per niente di mancanza di pudore: no, è i loro ardore, la loro virilità, il loro valore che li spinge a cercare i loro simili. Ed eccone una prova: una volta cresciuti, i ragazzi di questo tipo sono i soli a mostrarsi veri uomini e a occuparsi di politica. Da adulti, amano i ragazzi: il matrimonio e la paternità non li interessano affatto - è la loro natura; solo che le consuetudini li costringono a sposarsi ma, quanto a loro, sarebbero bel lieti di passare la loro vita fianco a fianco, da celibi. In una parola, l'uomo cosiffatto desidera ragazzi e li ama teneramente, perché è attratto sempre dalla specie di cui è parte. Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza. Se, mentre sono insieme, Efesto si presentasse davanti a loro con i suoi strumenti di lavoro e chiedesse: "Che cosa volete l'uno dall'altro?", e se, vedendoli in imbarazzo, domandasse ancora: "Il vostro desiderio non è forse di essere una sola persona, tanto quanto è possibile, in modo da non essere costretti a separarvi né di giorno né di notte? Se questo è il vostro desiderio, io posso ben unirvi e fondervi in un solo essere, in modo che da due non siate che uno solo e viviate entrambi come una persona sola. Anche dopo la vostra morte, laggiù nell'Ade, voi non sarete più due, ma uno, e la morte sarà comune. Ecco: è questo che desiderate? è questo che può rendervi felici?" A queste parole nessuno di loro - noi lo sappiamo - dirà di no e nessuno mostrerà di volere qualcos'altro. Ciascuno pensa semplicemente che il dio ha espresso ciò che da lungo tempo senza dubbio desiderava: riunirsi e fondersi con l'altra anima. Non più due, ma un'anima sola. La ragione è questa, che la nostra natura originaria è come l`ho descritta. Noi formiamo un tutto: il desiderio di questo tutto e la sua ricerca ha il nome di amore. Allora, come ho detto, eravamo una persona sola; ma adesso, per la nostra colpa, il dio ci ha separati in due persone, come gli Arcadi lo sono stati dagli Spartani. Dobbiamo dunque temere, se non rispettiamo i nostri doveri verso gli dèi, di essere ancora una volta dimezzati, e costretti poi a camminare come i personaggi che si vedono raffigurati nei bassorilievi delle steli, tagliati in due lungo la linea del naso, ridotti come dadi a metà. Ecco perché dobbiamo sempre esortare gli uomini al rispetto degli dèi: non solo per fuggire quest'ultimo male, ma anche per ottenere le gioie dell'amore che ci promette Eros, nostra guida e nostro capo. A lui nessuno resista - perché chi resiste all'amore è inviso agli dèi. Se diverremo amici di questo dio, se saremo in pace con lui, allora riusciremo a incontrare e a scoprire l'anima nostra metà, cosa che adesso capita a ben pochi. E che Erissimaco non insinui, giocando sulle mie parole, che intendo riferirmi a Pausania e Agatone: loro due ci sono riusciti, probabilmente, ed entrambi sono di natura virile. Io però parlo in generale degli uomini e delle donne, dichiaro che la nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo. Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l'anima a noi più affine, e innamorarcene. Se dunque vogliamo elogiare con un inno il dio che ci può far felici, è ad Eros che dobbiamo elevare il nostro canto: ad Eros, che nella nostra infelicità attuale ci viene in aiuto facendoci innamorare della persona che ci è più affine; ad Eros, che per l'avvenire può aprirci alle più grandi speranze. Sarà lui che, se seguiremo gli dèi, ci riporterà alla nostra natura d'un tempo: egli promette di guarire la nostra ferita, di darci gioia e felicità.

(Platone, Simposio)

domenica 16 maggio 2010

BUS - Festa ad alto tasso di sperimentazione


Forte dell’esperienza maturata in 36 anni di sperimentazione, il BUS-TCS Blaise Pascal si avvia verso una svolta importante, verso percorsi nuovi da inventare all’interno dei vincoli posti dalla riforma Gelmini. Dal prossimo anno, per le prime, la nuova denominazione sarà IIS (Istituto Istruzione Superiore).
Perciò nel logo la B di BUS sembra iniziare a scomparire, sembra sfumare lasciando US. Cosa significa?
Forse Ultime Seconde (quelle dell’anno prossimo saranno le ultime della precedente sperimentazione), ma è più probabile stia per Urgente Sperimentare (è nel DNA del Pascal), o ancora potrebbe richiamare Utopia Scolastica (se vi piace esagerare).
Ma possiamo leggerci anche US=noi (perdonate l’anglismo), noi che in questa scuola abbiamo vissuto un pezzo della nostra vita.
Perché il BUS ci ha aperto la mente, ci ha aperto il cuore, ci ha aperto il futuro.
E proprio nel momento in cui per il Pascal si apre una nuova stagione, riteniamo che il lungo ciclo di sperimentazione che si è concluso, e che ripartirà con una veste rinnovata, meriti una grande festa. Una festa aperta a tutti quelli che si sentono vicini a questa scuola, per ricordare, divertirsi, ritrovare gli amici, ricostruire quel clima particolare.
Il 15 maggio prossimo, dalle 19 fino a notte fonda nel piazzale del polo scolastico di via Makallè, sarà l'occasione per ricordare gli anni passati nella scuola, i bei momenti, rincontrare vecchi amici e professori, il tutto accompagnato da buona birra, i panini della mitica Betty e da buona musica!

La festa è aperta a tutta la cittadinanza. Non mancate e, mi raccomando, spargete la voce.

Saluti sperimentali...

martedì 11 maggio 2010

Nel mio viaggio ho solo posto per me

Voglia mia di vita,
Voglia di una colpa,
Voglia di perdono,
Voglia di calore umano,
Voglia di partire,
Voglia di sapori buoni,
Voglia di sognare forte,
Voglia di star bene,
Voglia di una stanza,
Voglia di silenzio,
Voglia di saltare,
Voglia di colore chiaro,
Voglia di una vcce,
Voglia mia d'estate,
Voglia di star bene,
Voglia di conoscer pace,
e nel mio viaggio ho solo posto per me.

sabato 8 maggio 2010

La vita è così di Jim Beaver

“Sono assolutamente consapevole che le difficoltà che affrontiamo non sono più eccezionali o più dolorose di quelle di migliaia, se non milioni, di altre famiglie, e sono anche assolutamente consapevole che siamo dei privilegiati, in quanto possiamo affrontare queste difficoltà con risorse e assistenza che la maggior parte della gente non può nemmeno immaginare. Se parlo delle mie paure, del senso di impotenza e della disperazione è perché ho bisogno di dar voce a questi sentimenti e anche perché ho scoperto che alcuni apprezzano il fatto che io stia facendo una cosa che di solito non viene fatta. Non ho cominciato questo diario pensando che sarei stato d’aiuto a qualcuno, ma sono sorpreso e felice di apprendere che c’è chi pensa che sia così. Sto semplicemente cercando di raccontare questa esperienza con parole mie e di essere il più sincero e aperto possibile. Non sono qui per convincere nessuno che sono l’unico ad aver vissuto una situazione del genere.”
Jim Beaver e Cecily Adams sono attori. Vivono e lavorano ad Hollywood. Nell’agosto del 2003 ricevono una notizia che rischia di sconvolgere la loro vita per sempre: la figlia Maddie, di soli due anni, è affetta da una leggera forma di autismo. Appena sei settimane dopo, il mondo crolla loro addosso definitivamente. Cecily ha un tumore incurabile ai polmoni. Dopo essere stato al telefono con famigliari e amici per un’intera giornata, Jim decide che da quel momento in poi ogni notte invierà una e-mail per tenere tutti aggiornati sulla situazione senza sottrarre neanche un minuto dal tempo che vuole dedicare a sua moglie. In breve le e-mail di Jim si trasformano in un appuntamento fisso non soltanto per i suoi cari, ma anche per migliaia di persone sparse per il mondo. La vita è così raccoglie i messaggi di un anno intero, parlandoci non soltanto di una perdita, ma anche della gioia nel prendersi cura di un bambino, dello stupore nel sentirsi compreso e sostenuto da persone sconosciute, della forza e del coraggio di ricominciare tutto daccapo.
“Amo la mia Cecily, con tutto il cuore… Sinceramente, credo di poter sopravvivere a tutte le difficoltà che questa situazione mi mette davanti. Quello che davvero mi getta nello sconforto e nella disperazione è vederla soffrire e sapere che qualunque sia l’esito, non ho il potere di cambiare il suo destino o di renderlo più accettabile.”

Notte dopo notte Jim Beaver si è guardato dentro e ha scritto delle e-mail che altro non erano che lettere d’amore. A sua moglie, a sua figlia, ai suoi amici e ora, attraverso questo libro, a tutti noi. Nonostante la profonda tristezza, scrive con gioia e humour del regalo trovato nel matrimonio e delle lezioni imparate attraverso la perdita.

mercoledì 5 maggio 2010