venerdì 4 maggio 2007

Donne fiore o donne verdura?

Facciamocene una ragione. Gli uomini sono più fortunati. Possono tenersi i peli, farsi crescere i baffi, stare spettinati come lo Yeti, guardarsi in faccia e continuare a parlare mentre fanno la pipì negli orinatoi delle stazioni e persino trasudare come provole stagionate di Battipaglia perché tanto l’omo ha da puzzare. E non di bergamotto.
Per noi è il contrario. A noi tocca essere fighe sempre. Caschi il mondo. Ma per essere tali bisogna possedere una dote essenziale: non patire il freddo. Io personalmente non ce la faccio. Tengo il piumone nel letto fino a Ferragosto, pensa se riesco a resistere vestita come una rollata di vitello solo di bretelline. Mi faccio addirittura crescere i capelli perché patisco il freddo alle orecchie… Eppure ci sono donne che viaggiano con minigonne alte come cerotti e salvabuchi copricapezzolo anche nei giorni della merla. O hanno il sangue freddo come i pitoni reticolati o una copertura antibiotica perenne. E agli uomini piacciono da matti. Vanno pazzi per quelle vestite di solo rossetto che agli incroci fanno fermare le macchine perché le scambiano per i semafori. Quelle sono le tipiche donne fiore.
Sì. Perché esistono due tipi di donne. Le donne fiore e le donne verdura. Le donne fiore sono belle. Straordinariamente belle. Eleganti e piene di stile da far schifo. Vanno guardate e ammirate. Toccate poco, sennò si guastano. Se gli sciogli un’aspirina nell’acqua durano di più. Da lontano sembrano profumatissime, ma se le annusi spesso non sanno di niente. Però, qualunque sia l’occasione, fanno sempre una gran bella figura.
E poi ci sono le donne verdura. Che non sono tanto belle, ma danno sapore. Ci sono le donne sedano, pallide e allampanate, quelle finocchio, basse e tonde, le donne patata americana, che puoi tenere per anni in cucina e piantarci addosso anche gli stuzzicadenti e loro germogliano lo stesso. Le donne verdura sanno di qualcosa. Sempre. Alcune sono addirittura afrodisiache. Se poi le metti nel barattolo, conservano il gusto e durano per anni. Quelle fiore, quando appassiscono, fanno solo tristezza.

LA DONNA SEDANO. Altissima e allampanata. Tutte le volte che in auto sale dietro, poi ci vogliono minimo dieci minuti per disincastrarla e tirarla fuori. Di carnagione chiara, in inverno tendente al verde campus, la donna sedano mostra uno stile e uno charme invidiabili. Anche vestita di stracci fa sempre la sua porca figura. È l’unica donna verdura che può permettersi gioielli vistosi e anelli da più di tre etti. Meglio se di antica tradizione Maya. L’unico neo: la criniera, costantemente in tumulto, domabile soltanto a suon di chignon e abili incastri di matita. Se frullata da sapienti mani d’amante sa essere molto afrodisiaca.

LA DONNA CIPOLLA. Pallida e decisamente fuori taglia, sprovvista totalmente del punto vita, piange da anni delle sue miserie. Ed è per questa tendenza alle lacrime che molti uomini non riescono a digerirla. Il maschio predilige la donna cipolla di Tropea, meridionale, sana e saporita. La donna cipolla patisce il freddo e si veste a strati. Se non si ha molto tempo a disposizione, meglio evitare di chiederle lo spogliarello. È tenera, ha qualche problema di alito, è affezionata alle sue radici e usa da sempre lo stesso profumo. Un filino impegnativo, per la verità.

LA DONNA CARCIOFO. Capello corto, energetica, pugnace, senza fronzoli, temprata dalle bufere della vita, sembra fatta solo di gomiti. Reginetta dello stile minimal, principessa del tailleur e del decolleté tacco basso, richiede accanto a sé un uomo temerario e paziente. Che non abbia paura di pungersi. Se spogliata della sua ispida corazza mostra un cuore di femmina tenero e affettuoso. Non chiedetele di depilarsi. La sua intimità è irsuta e selvaggia. Cruda lascia l’amaro in bocca, allappa i cuori degli amanti, ma cotta al lento fuoco della passione, con un po’ d’aglio e soprattutto a testa in giù, diventa morbida come burro. Le carciofe romane sono le migliori.

LA DONNA PATATA. La donna patata è un po’ pirla. Diciamocelo. Sarà che ha la pelle sottile e ci vuole un niente a ferirla. Se si innamora è fritta. O bollita. Dipende dai momenti. È una fuori classe in materia di cotte. Può levarsi la pelle, per amore. Quando si incapriccia di un maschio si abbandona ciecamente tra le sue braccia, si sottomette, diventa arrendevole ed è in grado di farsi schiacciare fino a ridursi in purea. Le donne patata americana sono le più resistenti. Le puoi ferire, disprezzare, abbandonare. Ma loro sono tenaci. Con un po’ di luce e un po’ di acqua sono in grado di germogliare per tutta la vita.

LA DONNA FINOCCHIO. Precisiamo. Esistono al mondo donne finocchio-femmina e donne finocchio-maschio. Ecco. Quest’ultimo è un caso che non ci riguarda (chiedete a Platinette). La donna finocchio-femmina è spesso incinta. Ed è un ottima madre. Solita e protettiva. Devi avere pazienza se vuoi arrivarle al cuore. Ma niente smancerie. Tocca toglierle con calma tutte le difese, strato dopo strato. Non è fatta per i sentimenti focosi e le notti calienti. Va amata cruda. Mordicchiata un po’ alla volta. Pur essendo grassoccia, è tosta e tonica. Non ci ha un filo di cellulite. Amare una donna finocchio fa bene alla salute. Libera dalle scorie e non appesantisce lo stomaco.

LA DONNA RAVANELLO. Piccola di statura, veloce di pensiero, disillusa di cuore. In qualsiasi situazione trova il modo di arrangiarsi. È spiritosa e sagace. Disordinata, non ama le convenzioni e detesta le interminabili sedute dal parrucchiere. Per fare prima si tinge la chioma in casa, da sola, a suon di hennè. Vista l’imperizia, il risultato è spesso una stravagante nuance ravanello pallido. Gli uomini la credono fragile e indifesa, e pensano di portarsela a letto facilmente. Illusi. Basta un morso per capire quanto è forte. Non sa cosa siano le cotte, lei.

LA DONNA CAROTA. Non bellissima ma a suo modo affascinante, alta e snella, si abbandona difficilmente alle lusinghe dell’amore. È timida, riservata e un po’ paurosa. Detesta le mondanità e preferisce stare rintanata in casa…ne ha viste di cotte e di crude…non vorrebbe fare la stessa fine. È necessario raschiarle di dosso con amore tutte le schifezze della vita perché si conceda in tutta la sua bontà. Se con costanza si riesce a grattugiarle il cuore, diventa deliziosa. La donna carota si abbronza facilmente e ci ha dieci decimi di vista. Non fatela ardere tanto prima di divorarla. Troppo cotta sa di poco.

LA DONNA ZUCCHINA. Alta o bassa, lotta sovente con problemi di cervicale o ernie del disco. È cresciuta storta, colpa della cattiva postura e delle cattive compagnie. Da giovane era un fiore. S’è fatta sbattere e farcire in tutti i modi, e così è appassita presto. Rimane una donna tenera, ma tocca ammettere che non sa di tanto. È tormentata dall’ansia ed è costretta a ripetute visite alla toilette per veloci pipì. Deve tuffarsi in un amore denso e pesante come la pastella per riacquistare sapore. O friggere nell’olio. Completamente panata.

LA DONNA POMODORO. Altro che femmina senza sapore. La donna pomodoro è piena di sugo. È un concentrato di gioia allo stato puro. Morbida e soffice, sembra fatta di materasso. D’estate da il meglio di sé. E poi col tempo si conserva. Anzi. Vecchia vecchia e secca secca, se condita con gli ingredienti giusti dell’amore, diventa appetitosa e sfiziosissima. Non è fatta per i lunghi corteggiamenti. Dev’essere cotta e mangiata. O cruda e mangiata. Va bene ugualmente. Le donne pomodoro migliori sono quelle dal cuore di bue, portate per le storie d’amore imponenti e durature. Solo talvolta si inacidiscono. Colpa del cattivo tempo…si sa che le donne pomodoro sono meteoropatiche…Ma non è un problema. Basta un cucchiaino di zucchero e tornano dolci come sempre.

LA DONNA PEPERONE. Non è una donna normale. È quel che si dice un bel donnone. Grande e grosso. Piedoni, manone, tettone. E il culo monumentale. Roba da meritarsi il codice di avviamento postale. Buona, per carità…, ma pesante da reggere. Soprattutto nelle storie d’amore. Solo uomini con lo stomaco di ferro sono in grado di digerirla. È testona, ostinata, invadente. E persin troppo fedele. È difficile liberarsi da lei. Abbandonarla al suo destino. Perché lei ritorna sempre. Ritorna e ritorna. Non c’è modo di cacciarla via. Le cugine piccole, le peperoncine, sono più brillanti. Loro, sì, che son capaci di godersi la vita…, a letto fanno fuoco e fiamme. Sanno pizzicare nel giusto modo i palati maschili, ardono di passioni brucianti e di attrazioni fatali.

LA DONNA INSALATA. Frivola e anche un po’ superficiale, della donna insalata ci si innamora facilmente. Perché è la quint’essenza della femmina. Carina, volubile, spensierata, capricciosa. Ma è meglio non fidarsi…è infedele per natura. Passa da un letto all’altro con una leggerezza invidiabile. Basta un po’ di calore per renderla tenera. Forse perché è una femmina con poca sostanza. O forse perché ha scoperto che nella vita è meglio fermare gli istanti migliori senza farsi troppe domande. Di solito la donna insalata va molto d’accordo con la donna pomodoro. Sono amiche per la pelle. Di tutt’altra risma, la donna insalata belga. Come dire…la classe non è acqua…L’età le ha, sì, imbiancato i capelli, ma le ha donato uno charme quasi magnetico. Sarà quel suo retrogusto amaro, di chi ha conosciuto gli inganni della vita, a renderla così desiderabile.

da “La Principessa sul pisello” di Luciana Littizzetto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi chiamo Angela, sono di Torino, bhè, a quanto pare siamo in DUE a patire il freddo. Leggendo quello che hai scritto nella presentazione mi ci sono specchiata!! Sono una donna verdura....... sei simpaticissima ciao

Io con me e me stessa ha detto...

.... mi sento un po' donna finocchio ^__^