Fanny Price è diversa da tutte le altre eroine di Jane Austen: non ha il senso dell’umorismo di Elizabeth Bennet né la frivolezza di Emma, e nemmeno la consapevolezza di Elinor Dashwood o l’irruenza di sua sorella Marianne. Fanny è tutta buon senso, umiltà, riservatezza e vulnerabilità. È il personaggio più passivo del romanzo, eppure dal punto di vista dell’azione morale, Fanny è la più attiva perché è l’unica che riesce a vedere le cose nella giusta prospettiva fin dal principio. Nella sua immobilità, è un personaggio chiave, simbolo di quel mondo di pacata quiete e solidi valori che era l’Inghilterra rurale del primo Settecento, contrapposto alla frenesia e dinamicità di una Londra ormai alle soglie della Rivoluzione industriale. Con Fanny, Jane Austen disegna il ritratto di un’eroina positiva non per abbondanza, ma per difetto di qualità mondane: un’eroina che fa dell’immobilità la propria forza, e vince senza fare nulla.
Il mondo descritto da Jane Austen non varca mai i limiti della vita e degli ambienti da lei direttamente consciuti, rinuncia ad avventurarsi nel fantastico o nell'ignoto. Eppure, il suo fine tocco ironico, la sua prosa elegante e fredda, la sottigliezza con cui analizza e descrive i conflitti tra esigenze morali e psicologiche conferiscono alla sua narrativa una non comune complessità e collocano l'autrice tra i più grandi nomi del romanzo inglese.
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