martedì 26 maggio 2009

17 again

Mike O'Donnel, classe 1989, è un quarantenne deluso e irrequieto. Ex capitano della squadra di basket del liceo, vent'anni dopo è il padre svogliato di due adolescenti e il marito disamorato della più bella ragazza della scuola, decisa ormai a chiedergli il divorzio. Abbandonato il campo di gioco a un canestro dal successo e da una prestigiosa borsa di studio, Mike vive col rimpianto di non aver fatto la scelta giusta. Sarà un angelo guida, nei panni di un umile custode, a procurargli una seconda possibilità per rivivere la sua adolescenza e per aggiustare un destino da perdente. Tornato diciasettenne, Mike capirà finalmente qual è il suo ruolo in campo e nel mondo. Da sempre, al cinema come nella letteratura, la sospensione o il riavvolgimento temporale conducono i protagonisti a riconsiderare la propria esistenza, riconoscendo eventuali errori ed egoismi e riscoprendo un altro se stesso, quello buono e giusto, quello funzionale alla morale esibita. 17 Again, con una fantasia trascurabile, non fa eccezione e va ad aggiungersi a quello che a tutti gli effetti è diventato un vero e proprio genere: il racconto spazio-temporale, dentro al quale ritornare adolescenti o sperimentare l'età adulta. Il Mike O'Donnel di Matthew Perry, smarrita la propria identità nel presente, la ritroverà in un altro (e già esperito) continuum dell'esistenza, interpretato questa volta dal miracolo Zac Efron, mostro (di bravura), rivelato con la serie televisiva High School Musical e diventato celebre, a colpi di spazzola e a getti di lacca, col film musicale Hairspray. Il teenager movie di Burr Steers (Igby Goes Down) è in fondo il racconto di un risveglio alla vita e di una ricerca della felicità che ha il volto familiare e rassicurante delle scelte che abbiamo già fatto. 17 Again è una commedia romantica per consumatori di unghie e pop corn, la cui risposta è naturalmente l'amore. Costruito su una sequela di primi piani che coccolano Zac ed esaltano la perfezione estetica del fenomeno divistico Efron, il film tradisce una totale e frustrante assenza di qualunque profondità, dietro non c'è niente, se non i volti in controcampo degli altri protagonisti, tanto giovani, tanto carini, tanto politically correct, tanto alla moda. 17 Again vorrebbe descrivere il disagio degli adolescenti americani di oggi, il bullismo, la paura dell'esclusione, l'ansia da prestazione, il rifiuto e l'emarginazione, il conformismo e la ribellione, e andare a scavare fino a vedere cosa c'è sotto. In fondo al racconto c'è la High School Generation, una folta schiera di bravi ragazzi col cuore d'oro che sostituiscono il conflitto con la fede nella salute. Eppure sono malati, “corrotti” dal moralismo: non fare uso di droghe, non fare sesso (soprattutto col bad guy strafottente), non sbagliare, non vivere. 17 Again è come il suo protagonista, un concentrato innocuo di buona “maniera”, un contenuto spostato in superficie, che non trasgredisce mai e non brucia addosso.

1 commento:

Neremir ha detto...

Ma da dove l'hai presa questa recensione?Poverino quello che l'ha scritta, deve per forza esserci prfondità in un film?Non può essere puro intrattenimento?Cosa vuol dire moralismo nel "non fare sesso con il bad guy straffottente"?Per quanto inverosmile pnso che un padre ringiovanito reagirebbe così se vedesse sua il moroso di sua figlia (strafottente o no) che prende una manciata di preservativi!Ma torna a recensire i film da rassegna!