sabato 18 giugno 2011

THIS IS WAR!!!! 30 Seconds to Mars live @Milano





I believe in nothing not the end and not the start.
I believe in nothing not the earth and not the stars.
I believe in nothing not the day and not the dark.
I believe in nothing but the beating of our hearts.
I believe in nothing one hundred suns until we part.
I believe in nothing not in satan, not in god.
I believe in nothing not in peace and not in war.
I believe in nothing but the truth of who we are.

martedì 14 giugno 2011

Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare

Dopo essere sfuggito alle guardie del re nel tentativo di liberare il vecchio compagno di mare Gibbs, Jack Sparrow si ritrova prigioniero sulla nave di Barbanera, grazie alla bella e inaffidabile figlia di quest'ultimo, Angelica, in passato sedotta e abbandonata da Jack stesso e ora a capo della ciurma di zombie del padre. Suo malgrado, il nostro fa dunque rotta verso la Fontana della giovinezza, facendo presto squadra con Barbossa, che si finge al servizio della corona d'Inghilterra ma in verità cerca la vendetta su Barbanera, responsabile della gamba di legno che lo invalida. Per poter ottenere dalla fonte il suo beneficio, a pirati, soldati e corsari occorrono però alcuni ingredienti di non facile reperimento: due antichi calici e una lacrima di sirena.
Se è vero che le storie di filibustieri narrano di personaggi più che longevi, morti mai morti davvero, vascelli fantasma e profezie millenarie, e che dunque la resurrezione era un'ipotesi che non si poteva scartare a priori, il quarto capitolo della saga miliardaria prodotta da Bruckheimer si rivela invece già arrugginito e stanco e fa acqua da diverse parti.
Il passaggio di timone dalle mani di Gore Verbinski a Rob Marshall ne è in parte responsabile, poiché non si conta una sequenza visivamente ghiotta fatta eccezione, forse, per l'attacco delle sirene-piranha, ma i problemi riguardano anche i protagonisti e più che mai il racconto. Lungi dall'essere profondamente e personalmente coinvolto nei fatti, “Jack Sparrow” si limita a fare da spalla e da collante tra le diverse linee narrative e le differenti divise in campo, tornando, dunque, ad un ruolo più vicino a quello dei suoi esordi in questa serie di film, ma senza una banda di matti e fedeli di contorno che gli dia la possibilità di far sfoggio del suo carisma. Il tocco imprevedibile e assurdo, nel senso teatrale del termine, che ha fatto del personaggio un'icona e una visita piacevolmente attesa ad ogni nuova occasione, è stato dimenticato chissà dove, fuori da questo capitolo. Di Penelope Cruz, invece, basterà ammettere che fa rimpiangere Keira Knightley, il che è tutto dire, ma occorre chiarire che la colpa è più del personaggio che dell'attrice. Oltre all'insipido Barbanera e alla figlioccia, il parco personaggi non riserva altre novità di rilievo, fatta salva la parentesi anderseniana della sirenetta e del giovane vicario di Dio, narrativamente sottosfruttata.
Ad aggiungersi ai suddetti disagi dell'equipaggio e a decretare il lento e inesorabile inabissamento della pellicola è una sceneggiatura inventiva dal punto di vista degli accadimenti e delle piccole trovate d'intrattenimento (su tutte, le fughe acrobatiche e circensi di Sparrow) ma integralmente priva di dialoghi memorabili, di suspence, di ribellione. Delle storie di pirati, questa quarta ha i costumi e le ambientazioni ma manca completamente dell'epica e del sapore del mare.

venerdì 10 giugno 2011

giovedì 9 giugno 2011

Caro Mike

Caro Mike... Già, caro Mile e poi? Sono rimasta lì, col foglio bianco davanti a pensarci un po' su. Perchè non è facile. Per niente. Cosa potrei mai aggiungere a quanto è già stato detto e scritto, e poi ridetto e riscritto? Potrei scrivere che ci manchi. E che ci mancherai sempre di più. Ma sarebbe stato fin troppo banale. Potrei scrivere che, da appassionata di basket, abbiamo pasteggiato a caviale e champagne per tanti anni grazie alle tue magie. Ma sarebbe stato solo un tuffo nelle vacua retorica. Potrei continuare a citare, record, imprese, canestri indimenticabili, urla di gioia, palasport ai tuoi piedi, impazziti di felicità. Potrei fare tutto, ma, in ogni caso, avrei l'impressione di ricalcare orme dentro le quali hanno già passeggiato in tanti. E allora, caro Mike, ho pensato che per questa volta è giusto ringraziarti. Perchè, in tutti questi anni, probabilmente ci siamo dimenticati di farlo. Ringraziarti per quello che ci hai dato nella tua lunga avventura al volante della Pallacanestro Reggiana. Vorrei ringraziarti per le tante domeniche in cui sono entrata al palasport sapendo già, che comunque andasse a finire, c'era un buon motivo per essere lì, ad applaudire il prestigiatore delle retine: l'uomo che dal suo cilindro magico sapeva estrarre qualsiasi cosa. Vorrei ringraziarti perchè, in questi anni, in pochi l'anno fatto, dando sempre tutto per scontato. E invece, quando ci si trova di fronte ad un uomo cui il Signore dei canestri ha regalato un dono come il tuo, bisognerebbe sempre trovare il coraggio per dire grazie. E vorrei ringraziarti perchè tu, caro Mike, sei stato la fantasia che diventa realtà. Sei colui che, chiunque di noi, avrebbe voluto essere se madre natura, madre con te un po' più matrigna con noi, ci avesse regalato le doti che ha dato a te. Sei colui che è riuscito, per tante volte, a farci restare a bocca aperta, come bambini sopresi davanti ad un giocattolo sempre nuovo. Sei colui che, come Roberto Baggio nel calcio, non ha mai avuto tifosi che lo fischiavano o lo contestavano perchè facevi divertire la gente, regalavi emozioni, entravi nel cuore di ogni appassionato. Sei e sempre sarai, nei miei ricordi, il più grande. Forse non è un premio eccezionale, me ne rendo conto, ma è la cosa più bella che potevo regalarti. Sei e resterai per sempre una parte di me. Ciao, caro Mike, e grazie di tutto.


1° gennaio 1956 - 9 giugno 2011

domenica 5 giugno 2011

giovedì 2 giugno 2011

La specialista del cuore di Claire Holden Rothman

E' una gelida notte d'inverno del 1874 quando Honoré Bourret, rinomato medico di St Andrews East, ridente cittadina del Québec vicino alla foce del fiume Ottawa, entra nella camera di Agnès, la sua bambina di cinque anni, la bacia, esce, poi raccoglie nella sua stanza qualche vestito e i soldi messi da parte per il battesimo di Laure, l'altra figlia di cui sua moglie è in attesa, e scappa.
Una fuga generata da un'accusa orribile: aver percosso e affogato sulla riva dell'Ottawa Marie, sua sorella, ragazza storpia e muta, diventata, a detta degli abitanti di St Andrews East, un peso insopportabile per lui e la sua carriera dopo la scomparsa dei loro genitori.
Da quella notte d'inverno, un pensiero ossessivo si insinua nella mente di Agnès: ritrovare suo padre, "quell'uomo triste e tenebroso", e riconquistarlo.
Alla morte della madre, incapace di sopravvivere agli eventi, Agnès, la pelle scura come quella di una zingara, viene accudita dalla nonna assieme a sua sorella Laure, bella come un angelo coi suoi capelli setosi color del grano. Mentre Laure si rifugia nel suo mondo protetto e incantato di bambina dalla salute cagionevole, Angès coltiva con ostinazione un sogno apparetemente irrealizzabile per una ragazzina del XIX secolo: percorrere le stesse orme del padre, diventare medico, nella speranza di poterlo un giorno incontrare.
Di nascosto dalla nonna trasforma il fienile in un laboratorio. Il microscopio e i vetrini ereditati dal padre in un angolo, i barattoli da marmellata della nonna usati come base per la mensola su ui sistemare una mirabole collezione: tre coccinelle morte, un carapace di cicala, una mascella di mucca essiccata e il suo pezzo da novanta, due farfalle cucite su bastoncini di vetro in un flacone da laboratorio. Diventata una giovane donna, nel 1894, sfidando i pregiudizi di un'epoca in cui la professione del medico è riservata esclusivamente agli uomini, Agnès si laurea in medicina e subito dopo assume la direzione del Museo della McGill, dove si imbatte negli studi e nei reperti del padre, cuori dalle fattezze più disparate.
Come rinomata "specialista del cuore" affronta così gli eventi fondamentali della sua vita: l'incontro con il dottor Howlett, l'allievo prediletto di suo padre, la storia d'amore col giovane assistente Jakob, lo scoppio della prima guerra mondiale, la morte improvvisa della sorella Laure e, infine, il fatidico incontro col padre.

Questo romanzo è una gemma preziosa a più livelli. Una lettura avvincente con personaggi ben costruiti, credibili, dialoghi acuti che portano avanti l'azione, una trama robusta estesa su decine d'anni e dettagli meravigliosi che spingono il lettore a desiderarne ancora.